Film su una coppia da uno strano rapporto, comincia in un tribunale di Parigi dove lei chiede ed ottiene il divorzio da lui perchè il matrimonio non è stato consumato, l’uomo risulta impotente. Durante il processo lui mormora in un francese stentato “dov’è l’uguaglianza?”, ma non gli viene prestata attenzione. Il divorzio viene concesso e la donna si impadronisce del denaro di lui e lo manda su una strada. Lui è disperato, costretto a mendicare per strada incontra un suo connazionale (l’uomo è polacco) che lo aiuta a tornare in patria. Comincia quì una simpatica parentesi sulla capacità del protagonista di rifarsi una vita, descrivendo una società di approfittatori dove l’uomo di destreggia con estrema grazia. Riesce ad accumulare una grossa quantità di denaro. Trova nel passante che l’aveva fatto tornare in patria un valido amico, l”amicizia tra i due viene consolidata quando l’altro chiede al protagonista di sparargli al fine di ucciderlo. Quando spara per un momento il protagonista crede d’aver ucciso e l’altro d’esser morto, ma resisi conto di non aver compiuto il fatale gesto (i proiettili erano a salve) brindano ad una rinnovata passione per la vita e per la loro amicizia.
A questo punto decide di tendere un tranello all’amata ex moglie. La donna viene attirata in Polonia con la notizia della morte dell’uomo e dell’ingente somma di denaro che egli le ha lasciato. Ma l’uomo non è morto, ha finto la sua morte e si ripresenta a lei il giorno dopo il funerale, riescono finalmente ad avere un rapporto sessuale che sia appagante per entrambi e lei si rende conto di amarlo.
Ma al mattino la donna si sveglia sola ed incomincia la sua punizione. Viene incriminata di omicidio: l’uomo che per lo stato polacco risulta morto la incastra affinchè lei risulti la probabile assassina.
Eppure la consapevolezza che lui sia vivo e questo amore riscoperto non la fanno disperare, al contrario. La scena finale del film vede lei dietro le sbarre di una finestra di un carcere che sorridente dialoga con l’uomo tramite il linguaggio dei segni. E l’uomo la guarda piangendo.
Inizialmente non capivo se le lacrime dell’uomo fossero di gioia o di dolore, non capivo perchè avesse avuto bisogno di punirla. Perchè ripagare con la stessa moneta chi ci ha fatto del male? E il tentativo di suicidio dell’amico? Ed è quì “l’uguaglianza” del titolo, il tema portante del film. I due ex coniugi si possono ritrovare sullo stesso piano solo dopo aver passato uguali dolori, uguali punizioni. Ora sono più uniti di prima, lei confortata nella certezza che si ritroveranno una volta scontata la pena, lui piangente per la lontananza di lei. Mentre il rapporto con l’amico si consolida dopo che sono passati per un esperienza di omicidio, suicidio, ricerca della morte.
L’ho trovato sconcertare perchè alla parola uguaglianza ho sempre associato sentimenti positivi, un’idea di comunione di vite e sentimenti, di status e riscatto. Pensavo che per arrivarvi servisse una vita di lotte, solidarietà, complicità, amore. Eppure quì l’uguaglianza raggela il sangue, come le atmosfere bianche e nevose del film. Quì si dimostra che per cercare l’uguaglianza non esiste amore per gli altri e soliderietà, ma solo dolore. Il dolore unisce più di qualsiasi cosa. Eppure da tante fredde, bianche macchinazioni riesce a riaffiorare un sentimento autentico. Quasi che i “bei” sentimenti quali amore, amicizia si instaurino solo a seguito di colpi bassi ed infinita sofferenza. Il cinismo dietro tutto questo è a sua volta raggelante.
E se le lacrime finali siano di gioia o di dolore non importa, si son dimostrati essere molto più vicini di quanto si possa pensare.
s.Else
(post precedentemente pubblicato su http://youdisappearhere.tumblr.com/)